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Ponte sul canale Tergola Villa del Conte, (Pd) 2004

Progettista: ing. L. Bonafede con prof. ing. E. Siviero.
Collaboratori: arch. Francesca Emma
Direzione lavori: ing. Lucio Bonafede
Committente: Comune di Villa del Conte (progetto), Provincia di Padova (D.L)
Localizzazione: Villa del Conte (PD)
Cronologia: progetto 2000, realizzazione 2003-2004

Il Ponte ha ricevuto la Menzione d'onore al Premio Biennale Internazionale Barbara Cappochin 2005, sez. provinciale.

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Il ponte sul canale Tergola si trova nel Comune di Villa del Conte (PD), ed è compreso nel progetto generale di Allargamento e modernizzazione della SP 39 "Dell'Orcone" dal tratto finale della SP 46 "Brentana" fino alla località "il Cristo". L'opera è stata commissionata dal Comune di Villa del Conte e dalla Provincia di Padova. L'incarico progettuale è stato svolto congiuntamente con il prof. Enzo Siviero, mentre la direzione lavori è stata svolta da Lucio Bonafede.

Il transito sopra un ponte su un fiume rappresenta, da sempre, una straordinaria occasione di connessione visiva e percettiva con il paesaggio circostante: la particolare valenza ambientale del sito, su cui è stato inserito il nuovo ponte sul canale Tergola, ha fortemente condizionato la definizione architettonico-costruttiva del manufatto, suggerendo la ricerca di una soluzione formale che dialogando con le presenze del luogo e le testimonianze del passato, possa inserirsi con naturalezza nel paesaggio.

Considerando le dimensioni contenute del ponte, il progetto non ha comportato particolari difficoltà costruttive; la progettazione è stata finalizzata alla ridefinizione dello spazio per mezzo di una forma semplice, pur con la ricerca di una eleganza compositiva e di una ben definita consapevolezza strutturale. Per questo motivo la soluzione adottata nella progettazione del ponte ha volutamente evitato il ricorso all'adozione di tipi costruttivi standardizzati.

L'idea-guida caratterizzante l'esito formale del manufatto è rappresentata dalla "ruota idraulica e dal suo movimento", ispirata dal mulino idraulico presente nell'ambito del progetto, peculiare testimonianza di un oggetto architettonico che fino a pochi decenni fa apparteneva all'immagine quotidiana del paesaggio agrario ed urbano dell'alta pianura padovana

La concezione formale e strutturale del ponte viene quindi a relazionarsi con questo oggetto, cercando di caratterizzare questa idea del movimento attraverso alcune soluzioni formali che, utilizzando il moto di coloro che transitano sul manufatto (in auto, in bicicletta, a piedi), possano rendere questa percezione visiva del movimento della ruota.

Questo obiettivo si raggiunge non solamente con la definizione formale del prospetto, ma anche attraverso la scelta dei materiali costruttivi: l'acciaio e il vetro.

Per quanto riguarda i pedoni, la percezione visiva è enfatizzata dalla possibilità di maggior fruizione visiva del fiume sottostante consentita dalla trasparenza del parapetto in vetro; mentre per coloro che invece transitano in auto la variazione dell'inclinazione dei montanti del parapetto, visti dalla macchina in velocità, determina la percezione del medesimo effetto del movimento delle pale della ruota del mulino.

Le spalle del ponte sono state enfatizzate, per rendere maggiormente percettibile la presenza del manufatto da parte di chi attraversa il ponte in auto e come elemento di protezione.

Il ponte di 1a categoria ha una struttura simmetrica di luce pari a circa 19,00 metri e larghezza di 13,30 metri. è realizzato con una struttura principale costituita da 10 travi in acciaio, controventate da traversi tubolari di irrigidimento in acciaio.

Questa soluzione, che risulta leggibile osservando il riflesso della parte inferiore del ponte sull'acqua, ripropone un tipo costruttivo relativamente semplice dal punto di vista statico, intervenendo tuttavia su alcuni elementi strutturali quali i controventi, che normalmente sono pensati come parti secondarie, mentre in questo caso invece sono "nobilitati" attraverso una soluzione semplice ma efficace che prevede l'impiego di elementi tubolari anzichè profili a doppio T.

Con questa soluzione sono state in parte semplificate alcune fasi del montaggio, eliminando altresì alcune zone morte dove poteva verificarsi un ristagno di umidità, con tutte le conseguenze del caso. La soletta di impalcato e le "spalle-pinne" sono realizzate in calcestruzzo armato gettato in opera. Il parapetto è costituito da montanti in acciaio, progressivamente inclinati rispetto al piano di calpestio, che sostengono lastre di vetro stratificato, con un corrimano in legno.

Attraverso alcune parti del parapetto prossime alle sponde, realizzate con una griglia in acciaio, è stato volutamente lasciato lo spazio per consentire alla vegetazione di "entrare" in diretto contatto con il manufatto, per ottenere un inserimento "naturale" nel contesto ambientale. Il manufatto è stato completato nel 2004.

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